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13/04/2021

Robert Capa in Sicilia e il fotoreportage di guerra

In Sicilia Capa si fece paracadutare il giorno prima dello sbarco alleato, la sera del 9 luglio 1943, partendo da una base aerea di Tunisi, raggiungendo un’area dell’entroterra deserta e rimanendo appeso a un albero per un’intera notte. La mattina dopo fu aiutato a scendere da tre paracadutisti che erano con lui. Il gruppo raggiunse poi una fattoria, dove fu accolto da un “un anziano contadino siciliano in lunga camicia da notte” che li ospitò per tre giorni, fino a quando non arrivarono i soldati della 1^ divisione. Capa si unì a loro ma non avendo alcun accredito giornalistico (era stato licenziato dalla rivista Collier) stava per essere rispedito a New York. Soltanto l’amicizia personale con il gen. Theodore Roosevelt jr., figlio di Theodore Roosevelt, 26° presidente degli Stati Uniti d’America, e comandante in seconda della 1^ divisione americana del gen. Allen, gli ha consentito di restare nell’isola e muoversi liberamente al seguito dell’esercito. In questa situazione di precarietà Capa restò per quasi un mese. Poi, nei primi giorni di agosto, dopo avere fotografato la violenta battaglia di Troina, ricevette il telegramma di assunzione da parte della rivista Life che, di fatto, gli permetterà di muoversi e agire su tutti i fronti.
Così Capa ha ricordato nel suo libro di memorie “Slightly out of focus” (Leggermente fuori fuoco) quel momento: “Ci eravamo distesi per terra nella piccola piazza del paese, di fronte alla chiesa, stanchi e disgustati. Pensavo che non avesse alcun senso questo combattere, morire e fare foto. Poi arrivò il generale Theodore Roosevelt Jr., sempre presente dove la battaglia era più dura, si avvicinò e puntando il suo bastone verso di me disse: Capa al quartier generale di divisione c’è un messaggio per te. Dice che sei stato assunto da Life”.
Life pubblicherà un ampio servizio sulla sanguinosa battaglia di Troina. Anche in questo caso, gli scatti di Capa migliori hanno riguardato i momenti successivi alla lotta tra tedeschi e americani, come l’immagine della bambina ferita in braccio a un civile che tenta di proteggerla dopo il bombardamento del paese.

Ezio Costanzo